Vicine Lontane di Sabina Feroci e Selene Frosini
Freitag 15.10.2021
– Montag 31.01.2022
EContemporary
– Montag 31.01.2022
EContemporary
Elena Cantori curatrice della mostra ha voluto fortemente mettere a confronto queste due artiste carraresi per creare un interessante dialogo attraverso la materia con cui si esprimono.
Sabina Feroci, artista già affermata sulla scena artistica internazionale, è famosa per le sue oniriche sculture in papier-mâché mentre Selene Frosini è una giovane scultrice del marmo che si sta confermando come interessante scoperta sulla scena dell’arte contemporanea.
Il filo conduttore come detto precedentemente è il confronto dei diversi materiali con cui le artiste lavorano.
Sabina Feroci lavora un materiale plasmabile come la carta pesta per creare le sue oniriche raffigurazioni che, una volta finite, al tatto o dalla semplice e superficiale visione sembrano essere state realizzate con un materiale resistente come per es. il legno.
Dall’altra parte Selene Frosini realizza interessanti scultura in marmo di Carrara dando apparentemente la visione di lavorare un materiale plasmabile grazie ad un sapiente lavoro di foratura che rende il marmo una specie di merletto contemporaneo.
Selene Frosini racconta in un dialogo con la curatrice di essere attratta da sezioni di blocchi di marmo dai confini incerti, dove la superficie netta e tagliata lascia il posto a facce frastagliate ed organiche. Scarti di lavorazione nei quali porta alla luce paesaggi sommersi, mondi custoditi tra pieni e vuoti, tra linee e piani. Un’anima da sempre racchiusa nella materia, un’anima fatta di legami e profonde connessioni, specchio di noi stessi, del nostro io più intimo. l'artista pone l'accento sul guardare attraverso il marmo, cambiare visione, fare emergere ciò che è sepolto, ciò che vive dentro, ciò che è così difficile talvolta mostrare. In queste opere la riflessione sulla percezione della visione è molto particolare in quanto le opere di Selene permettono alla spettatore di trovare la propria percezione dell’ “oltre”. Sabina Feroci dal canto suo ritiene che l’incontro con Selene Frosini sia molto interessante intravedendone un’opportunità per rileggere il suo percorso formativo e compararlo con uno completamente opposto e più vicino alla scultura. Infatti Sabina nasce come illustratrice e solo negli anni ’90 ha cominciato a proporre in forma di scultura le stilizzazioni che ricercava nell’illustrazione. Alla nascita della figlia, Sabina ha trovato una musa non in senso rappresentativo ma spirituale; questo evento le ha aperto la porta dell’infanzia e l’ha portata a essere esploratrice di un mondo nuovo, ma non vissuto in prima persona. In questo nuovo ruolo si è sentita una po’ Virgilio e un po’ Dante mentre esploravano gironi e canti. Virgilio perché conosceva già la strada e Dante perché doveva raccontare quello che vedeva. Da questa specie di biografia visiva, ora l’adolescenza sta prendendo il posto dell’infanzia, l'artista ricerca una via per la riflessione e la conoscenza attraverso il mondo della favola.
Ora Dante si chiama Cappuccetto Rosso o Alice nel paese delle meraviglie, l’inferno o il purgatorio sono il bosco o mondi magnifici, il momento è la scoperta del proprio io, del destino che da figlia la porterà ad essere madre. Una situazione che forse ha portato l’artista ad esserlo, che le dona il filo rosso dello sviluppo, del diventare grande. Il mondo è il lupo, il bosco, la madre cha la lascia andare da sola, la nonna che le dona il testimone, un buco nella terra nel quale cadere è meraviglia…animali fantastici/persone, parrucchieri e tabaccaie, magia e caos. In questa mostra per Sabina Feroci Cappuccetto Rosso diventa anche lupo, diventa vittima e carnefice nell’ambiguità della crescita.
La mostra sarà visitabile sino a fine gennaio 2022 in via Crispi, 28 a Trieste dal giovedì al sabato dalle 17.00 alle 20.00 oppure su appuntamento.
Sabina Feroci, artista già affermata sulla scena artistica internazionale, è famosa per le sue oniriche sculture in papier-mâché mentre Selene Frosini è una giovane scultrice del marmo che si sta confermando come interessante scoperta sulla scena dell’arte contemporanea.
Il filo conduttore come detto precedentemente è il confronto dei diversi materiali con cui le artiste lavorano.
Sabina Feroci lavora un materiale plasmabile come la carta pesta per creare le sue oniriche raffigurazioni che, una volta finite, al tatto o dalla semplice e superficiale visione sembrano essere state realizzate con un materiale resistente come per es. il legno.
Dall’altra parte Selene Frosini realizza interessanti scultura in marmo di Carrara dando apparentemente la visione di lavorare un materiale plasmabile grazie ad un sapiente lavoro di foratura che rende il marmo una specie di merletto contemporaneo.
Selene Frosini racconta in un dialogo con la curatrice di essere attratta da sezioni di blocchi di marmo dai confini incerti, dove la superficie netta e tagliata lascia il posto a facce frastagliate ed organiche. Scarti di lavorazione nei quali porta alla luce paesaggi sommersi, mondi custoditi tra pieni e vuoti, tra linee e piani. Un’anima da sempre racchiusa nella materia, un’anima fatta di legami e profonde connessioni, specchio di noi stessi, del nostro io più intimo. l'artista pone l'accento sul guardare attraverso il marmo, cambiare visione, fare emergere ciò che è sepolto, ciò che vive dentro, ciò che è così difficile talvolta mostrare. In queste opere la riflessione sulla percezione della visione è molto particolare in quanto le opere di Selene permettono alla spettatore di trovare la propria percezione dell’ “oltre”. Sabina Feroci dal canto suo ritiene che l’incontro con Selene Frosini sia molto interessante intravedendone un’opportunità per rileggere il suo percorso formativo e compararlo con uno completamente opposto e più vicino alla scultura. Infatti Sabina nasce come illustratrice e solo negli anni ’90 ha cominciato a proporre in forma di scultura le stilizzazioni che ricercava nell’illustrazione. Alla nascita della figlia, Sabina ha trovato una musa non in senso rappresentativo ma spirituale; questo evento le ha aperto la porta dell’infanzia e l’ha portata a essere esploratrice di un mondo nuovo, ma non vissuto in prima persona. In questo nuovo ruolo si è sentita una po’ Virgilio e un po’ Dante mentre esploravano gironi e canti. Virgilio perché conosceva già la strada e Dante perché doveva raccontare quello che vedeva. Da questa specie di biografia visiva, ora l’adolescenza sta prendendo il posto dell’infanzia, l'artista ricerca una via per la riflessione e la conoscenza attraverso il mondo della favola.
Ora Dante si chiama Cappuccetto Rosso o Alice nel paese delle meraviglie, l’inferno o il purgatorio sono il bosco o mondi magnifici, il momento è la scoperta del proprio io, del destino che da figlia la porterà ad essere madre. Una situazione che forse ha portato l’artista ad esserlo, che le dona il filo rosso dello sviluppo, del diventare grande. Il mondo è il lupo, il bosco, la madre cha la lascia andare da sola, la nonna che le dona il testimone, un buco nella terra nel quale cadere è meraviglia…animali fantastici/persone, parrucchieri e tabaccaie, magia e caos. In questa mostra per Sabina Feroci Cappuccetto Rosso diventa anche lupo, diventa vittima e carnefice nell’ambiguità della crescita.
La mostra sarà visitabile sino a fine gennaio 2022 in via Crispi, 28 a Trieste dal giovedì al sabato dalle 17.00 alle 20.00 oppure su appuntamento.
EContemporary